s.f.
1. modificazione di un tipo che si considera fondamentale o di qualcosa che è stato precedentemente fissato, stabilito: un'auto prodotta in più varianti ; apportare alcune varianti al programma
2. (ling.) ciascuna delle forme diverse con cui si può presentare lo stesso vocabolo (p. e. olivo e ulivo , ufficio e uffizio); variante grafica , se la differenza fra le due forme è limitata alla grafia (p. e. cachi e kaki) | in fonetica, ciascuna delle diverse realizzazioni di un medesimo fonema, determinate dal contesto in cui esso si trova (varianti combinatorie o di posizione) o dalle caratteristiche di pronuncia del parlante (varianti libere)
3. (filol.) nella critica testuale, ciascuna delle diverse lezioni, cioè parole o frasi scritte in maniera differente, mancanti o diversamente collocate, che si trovano nei vari manoscritti o nelle stampe che tramandano uno stesso testo | varianti d'autore , quelle dovute a correzioni dell'autore stesso | critica delle varianti , variantistica.